Sardella al Circo
Dal Dicembre 2005 al Dicembre 2006 ho lavorato al Circo Acquatico Bellucci, un bel Circo tradizionale ma con un occhio al rinnovamento.In pratica mi son trovato catapultato più un piccolo mondo che una compagnia. Una ventina di persone in tutto abbiamo tenuto in piedi, sotto la sapiente guida del capo-papà Mario Medini e della moglie Loredana Bellucci (personaggi storici del panorama circense italiano), un sogno-realtà quale è questo mondo viaggiante. Sei artisti tra cui le due bravissime figlie di Mario, Jennifer e Sandy, il contorsionista Cesar, capace di chiudersi in una scatola di 40 cm di lato, Giacomo Costantini (L'uomo Calamita), io ed il “presentattore” Andrea Bertinelli portavamo avanti lo spettacolo in maniera molto teatrale. Personalmente ero in scena con due personaggi: Maschera Bianca e Skizo.
Maschera Bianca
Maschera Bianca è la rielaborazione personale di una figura già esistente nello spettacolo, solenne valletto del “Diablo” (il personaggio di Jennyfer agli hoola hop) e giocoliere col fuoco.
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E’uno studio molto interessante di teatro-danza in cui il personaggio comunica col corpo mediante movimenti di arti marziali e quando guadagna la scena stupisce con un numero tecnico con le torce infuocate.
Skizo
Skizo è uno strabiliante personaggio nato in occasione del mio arrivo al circo e cresciuto talmente tanto da essere diventato il mio personaggio preferito e da offrirmi la possibilità di sperimentare performances di Circo-Teatro e gags di Clown di Nouveau Cirque. Infatti Skizo è un adolescente tecno punk che da semplice valletto fa di tutto per diventare un artista del circo.
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Finisce quindi per essere quasi sempre sul palco, un po’ per aiutare gli altri artisti (in maniera peraltro sempre impacciata), un po’ boicottandoli dispettosamente per guadagnarsi il suo spazio, un po’ facendo delle performance per affermarsi come artista del circo (un numero di verticalismo ed uno di funambolismo, entrambi in chiave comica).
Pertanto è diventato rapidamente il tormentone comico dello spettacolo ed ha acquisito l’importante ruolo di collante tra le varie performance.
L’esperienza del circo, essendo la mia presenza in scena corposa e prevalentemente comico-teatrale, mi ha offerto la preziosa possibilità di sperimentare giornalmente la integrazione tra le diverse discipline da me studiate (clown, giocoleria, equilibrismo, danza, teatro e mimo) in un intento performativo completo volto alla comunicazione di stati emotivi col pubblico.
Il tutto si realizza tramite due personaggi molto diversi tra loro e quindi due modalità comunicative quasi antitetiche che mi hanno permesso di crescere contemporaneamente in due direzioni artistiche diverse.
La vita al Circo
La vita al circo è stata una esperienza molto intensa: nonostante io fossi già abituato a vivere per lunghi periodi in camper senza conoscere l’ozio, mi sono state necessarie alcune settimane per abituarmi ai ritmi del circo; la settimana tipica è composta come segue: Giovedì debutto h 21, venerdì, sabato e domenica 2 spettacoli al giorno, lunedì uno alle 17, subito dopo si smonta il tendone (ci sono gli operai ma tutti aiutiamo); martedì mattina si parte, si arriva e si monta il tendone (che significa si ricrea il piccolo mondo nel nuovo posto); mercoledì vacanza, giovedì debutto etc..
Le mattine, se non ci sono spettacoli per le scuole (fortunatamente rari!), ci si poteva allenare (sotto il tendone, in una atmosfera magica!), ed io e Giacomo lo facevamo costantemente; ciò ci ha permesso di mettere in pratica negli spettacoli giornalieri i frutti dell’allenamento. Inoltre la parte dello spettacolo che ci riguardava dura 45 minuti (il resto è dedicato agli animali acquatici) per cui al giorno restava parecchio tempo “libero” da dedicare a qualsiasi altra attività.
Paradossalmente al circo ho trovato stabilità. La piccola struttura sociale di questo mondo e la mia assenza di responsabilità ad eccezione dello spettacolo mi hanno fatto immergere completamente in una diversa modalità di vita in cui riuscivo ad evitare gli stress tipici della società “metropolitana” ed a concentrarmi molto bene in quelli che erano i miei interessi, all'epoca psicanalisi e clarinetto.
L’unico lato “negativo” che posso notare in una tale esperienza è stata la drastica riduzione della vita sociale, limitata, per via dei continui spostamenti, quasi alle sole persone del circo o a rapporti superficiali con gente del luogo in cui ci troviamo. Ciononostante questo ha comportato un consolidamento delle amicizie vere che sono rimaste nonostante la mia prolungata lontananza. Inoltre questo sradicamento dalle mie radici sociali ha comportato una apertura profonda al mio mondo interiore, tanto dura quanto importante per una crescita matura e consapevole.